The walking debt
Moneta sovrana o Euro 2.0? C'è un solo modo per uscire dal circolo vizioso del debito pubblico
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ArticoliPubblicato il: 2016-06-30 12:50:00
Il debito pubblico è come l'epidemia virale della nota serie TV The Walking Dead; come nella famosa serie, quando morde un paese lo contagia e il paese infetto a sua volta cade in una voragine che presto o tardi contagia i paesi che riesce a mordere. Però esiste un antidoto, e noi lo abbiamo chiamato destrutturazione monetaria.
Come funziona la destrutturazione monetaria? Semplice, la moneta smette di avere una "vita propria" ma diventa misura dei beni e dei servizi realmente prodotti, necessari o comunque richiesti, un mero strumento per differire la loro fruizione. Per capirlo facciamo un esempio banale ma chiaro per tutti, una simulazione degna di un videogame anni '90, come era ad esempio The Sims.
Supponiamo che in un paese ci sono 100 persone. Di queste 20 sono bambini, 20 sono anziani e gli altri 60 in età da lavoro. Di questi, in 37 fanno i contadini, 10 lavorano in un supermercato e 5 fanno altre professioni. I restanti 3 sono imprenditori: uno è proprietario del supermercato, gli altri sono due agricoltori che hanno 15 dipendenti ciascuno, quindi 7 contadini sono autonomi.
Supponiamo per semplicità che le altre professioni sono: un insegnante-dirigente scolastico, un meccanico-benzinaio, un medico-dirigente ospedaliero, un parrucchiere e un farmacista. Supponiamo, per comodità, che il fabbisogno di cibo per persona è di 2.5Kg al giorno e che quindi i contadini devono produrre 250Kg al giorno. Di questi 222Kg sono prodotti dalle due imprese, i restanti 28 dai contadini autonomi.
Vediamo gli stipendi, utilizzando una fiscalità simile a quella proposta da Democrazia Aleatoria: i dipendenti del supermercato prendono 1.600€ netti al mese (2.400€ lordi, 240€ per la pensione, 560€ in tasse), i contadini dipendenti prendono 1.800€ netti al mese (2.700€ lordi, 270€ per la pensione, 630€ in tasse). Se i dipendenti dovessero costare il 30% dello stipendio lordo al datore di lavoro, avremmo che 15 contadini costerebbero 39.0000€ al mese all'imprenditore; supponiamo che a questi vanno aggiunti 1.500€ di meccanico al mese e 1.500€ di altre spese a cui andrebbero sommati i 5.000€ che l'imprenditore vorrebbe di guadagno per se (500€ per la pensione, 1.200€ in tasse e 3.300€ netti), per un totale di 47.000€ al mese. Vendendo 3.350Kg al mese di merce, gli imprenditori dovrebbero vendere a 14€ al chilo. Questo vuol dire che i contadini autonomi che producono 4Kg a testa potrebbero guadagnare circa a 1.800€ al mese (180€ per la pensione, 420€ in tasse e 1.200€ netti). Tutto questo con una percentuale molto ridotta di merce prodotta, visto che l'impresa produce 7.4Kg di merce a dipendente, quasi il doppio del contadino che dispone di meno mezzi a fronte però di spese più basse.
Se supponiamo che la scuola costa intorno ai 5.000€ al mese di cui 3.000€ lordi all'insegnante-dirigente scolastico (di cui 300€ per la pensione, 700€ in tasse e 2.000€ netti), che l'ospedale prende 7.000€ al mese, di cui 4.500€ lordi al medico (450€ per la pensione, 1.050€ in tasse e 3.000€ netti) e che il meccanico prende minimo 2.400€ lordi al mese - al netto dei pezzi - dagli imprenditori agricoli (240€ per la pensione, 560€ in tasse e 1.600€ netti) e che farmacista e parrucchiere prendono almeno 2.000€ netti al mese (3.000€ lordi, di cui 300€ per la pensione e 700€ in tasse), abbiamo che il sistema pensionistico incassa circa 14.000€ al mese per 20 pensioni mentre di tasse si incassano 32.000€ al mese, di cui 12.000€ per scuola e ospedale, i restanti 20.000€ a disposizione della collettività.
Veniamo alle spese: il contadino non spende o comunque spende di meno, perché produce anche per se stesso. Gli altri devono comprare 2.5Kg di cibo al giorno, ovvero spendere 35€ a persona per mangiare. Quindi ci sono oltre 100.000€ al mese di spesa alimentare a cui vanno aggiunti almeno 8.000€ per spese di farmacia, meccanico e parrucchiere, arrivando a circa 120.000€ al mese di spesa che grava prevalentemente sui 60 lavoratori e 20 pensionati, per una quota inferiore a 1.500€ a testa, cioè meno del più basso degli stipendi.
A questo punto accade però che le pensioni erogabili ammontano a circa 700€ l'una, troppo basse, mentre lo Stato ha un surplus di 20.000€. Una politica saggia ridurrebbe il gettito fiscale destinando più risorse alla pensione, agevolando cioè l'equilibrio e la sostenibilità piuttosto che come misura temporanea. Non cambierebbe nulla per i cittadini a livello di netto, ma si potrebbero portare le pensioni fino ad una media di 1.200€ netti l'una, perfettamente in linea con il 75% gli stipendi e mantenendo un discreto avanzo di gestione per le spese ordinarie del paese o per un fondo di gestione straordinaria.
Se invece vivessimo, come oggi, in una politica insostenibile cosa accadrebbe? A parte che ci sarebbe una imposizione fiscale molto più alta e quindi redditi molto più bassi, accadrebbe che pur con i calcoli previsti e senza disoccupazione si avrebbero pensioni minime da 700€ insufficienti per la spesa ordinaria. Intervenendo con una riforma come quella Fornero si avrebbe che per spendere meno si manderebbero meno persone in pensione e quindi gli imprenditori si ritrovano a creare disoccupazione. Pensioni basse, disoccupazione: ci sarebbe sicuramente una contrazione dei consumi e gli imprenditori, non volendo perdere profitti chiederebbero aiuto allo stato, che risponderebbe con misure come cassa integrazione e similari. A questo punto cosa accade? Senza fare troppi conti avremmo che l'avanzo di gestione si trasformerebbe in sgravi all'impresa - e gli imprenditori sono i più ricchi del sistema - e nemmeno basterebbero. A questo punto lo stato dovrebbe farsi fare un prestito da qualcuno, e quel qualcuno è la banca. Il paese diventa povero, il lavoro si riduce, si inizia a tagliare con la Spending Review sui costi di gestione di ospedale e scuola, e si creano debiti che comportano ulteriori spese quali gli interessi del debito. Il tutto deteriorando irrimediabilmente la qualità della vita. Non sarebbe nemmeno risolutivo pensare al Reddito di Cittadinanza, perché se lo stato lo usa per tamponare la disoccupazione, magari incentivando le imprese, gli imprenditori farebbero di tutto per pagare meno tasse e meno lavoratori aumentando di fatto i propri guadagni, non avendo nessun interesse - ma solo svantaggi nel guadagno netto - ad assumere.
Una misura sbagliata, come potete vedere, porterebbe ad una sequenza di eventi capaci di distruggere anche il più idilliaco dei paesi. Che poi sono le misure adottate o chieste in Italia.
Ma il grosso della differenza tra il primo e il secondo modello sta nella moneta, ma non nella proprietà della stessa quanto nella sua gestione. Nel primo caso abbiamo una gestione destrutturata in cui la moneta deve adeguarsi al sistema e il sistema si autoregola per consentire all'equilibrio di venir fuori. Nel secondo caso la moneta diventa protagonista della scena, acquisisce una sua dignità ed assume un valore persino superiore a quello della stessa economia, diventando l'unica fonte certa di guadagno, per le banche e a danno dei lavoratori.
Ma la colpa è della moneta o di chi decide come gestirla?
La proposta di Democrazia Aleatoria è una proposta innovativa, una proposta di gestione sostenibile della politica che si basa su tutti i principi implicitamente presentati nell'esempio: stipendi adeguati, equilibri di mercato, età e assegni pensionistici dignitosi, adeguamento intelligente di tasse e contributi.
Non date retta a chi dice che è importante uscire dall'Europa o restarci dentro, non date retta a chi dice che serve un Euro 2.0 o una moneta sovrana, non date retta a chi dice che serve aumentare l'età pensionabile o il Reddito di Cittadinanza. In ogni caso, qualunque sia la soluzione tentata, senza una politica sostenibile si avrebbe solo che cambia chi emette la moneta, cambia chi ci guadagna e chi paga quel guadagno, ma non cambia l'uso sbagliato che se ne fa. La moneta deve diventare un "fattore numerico", deve essere destrutturata per consentire all'economia e alle esigenze di tutti di essere l'unico motore sociale.
E questa è la nostra proposta!
A cura di: Carmelo Maria Durante - © All rights reserved